mercoledì 29 febbraio 2012

Il falò delle personalità.

Prima di tutto, mi chiedo, come mai casa dei miei al mare sia una delle ambientazioni preferite dal mio subconscio. Comunque, casa dei miei al mare. 
Non sono sola, ma non so dire con chi. So dire che è notte, che le piante in giardino respirano lente e l'amaca dondola piano se stessa. 
Poi, dai confini del prato spuntano loro. Alti, magri, neri e decorati dalla testa ai piedi. Trattasi di guerrieri masai. Spuntano dal cespuglio di lavanda come se emergessero dal bush nubiano. Si muovono leggeri come gazzelle. Si acquattano tra il lampione e la pianta di basilico. Poi cominciano ad appiccare piccoli falò in giro per il giardino, come in uno strano rito propiziatorio. Non sono minacciosi. Ma il mio istinto onirico è particolarmente sveglio stanotte e capisco subito il loro obiettivo. Sono venuti per dare fuoco alla casa. Per cui l'unica cosa da fare è scappare. Due parole dette con gli altri e la decisione è presa. Prendiamo le nostre cose e andiamo via. Ma nessuno sembra avere troppa fretta. Mi vedo entrare nella mia stanza, accendere la luce e cominciare a scegliere la mia roba dall'armadio come se avessi tutta la notte. Questo sì, questo no. Questo com'è che non l'ho ancora buttato via? Poi sento un lamento, dietro di me. Nel mio letto c'è una bambina di circa 8 anni, che si stropiccia gli occhi e mugola senza parole. Devo averla svegliata e la cosa non le è piaciuta. Si vede che non ci so fare con queste cose. Ho acceso la luce e fatto confusione senza pensare che il sonno dei bambini è una cosa sacra. Le dico "Dormi, va tutto bene, se vuoi ti canto una ninna nanna". Peccato che la casa stia andando a fuoco. Ed è qui che io decido di intervenire. E per "io" intendo proprio io, quella che sta sognando, stesa nel suo letto. Sento la mia voce fuori campo che parla con l'altra snaturata me, in campo. Mi urlo che il punto è salvare la bambina, non preoccuparsi del suo sonno. Ma più insisto, più non mi do retta e mi prodigo in ninna nanne che terrebbero svegli anche i morti. E in questo teatrino delle personalità multiple, l'idea di un'innocenza messa al rogo si insinua subdola e mi disturba il sonno. E adesso dormi, va tutto bene, se vuoi ti canto una ninna nanna.

Dreamed by: Monsters

Eurozona, di Parco Cane.


Un gigantesco prosciutto incombe su di me, pata negra, prosciutto spagnolo.
Penzola come appeso a un chiodo, sembra lì a stagionare. 
Ma mi trovo all'aperto, sopra di me il cielo sbuca da tutti i punti di vista. E' impossibile che ci sia un prosciutto appeso.
Comunque, ho fame, ne voglio un pezzo, cerco di prendere il coltello svizzero che ho in tasca, ma le mani reggono due boccali di birra, a testa (cioè, a mano, ma a testa per mano).
Si tratta di due boccali da litro bavaresi, riportano il disegno di un tale con cappelletto piumato, calzoni corti alla zuava, bretelle e calzini, corti e pure loro alla zuava. 
Roba da sogno, mai visti calzini alla zuava.
Faccio per bere, ma nei bicchieri c'è solo schiuma.
Decido di appoggiarli in terra, così almeno posso tagliare il jamon.
Guardo in basso. C'è il cielo pure lì.
Probabilmente sono morto. All'oktoberfest.
L'avevo detto che non ci volevo andare. Ma non so a chi l'ho detto.
Si avvicina una. Sembra un'olandesina. 
Trecce, guance rosse e paffutelle, camiciola bianca, gonnellino rosso.
A parte il fatto che ci sono troppe nazionalità in questo sogno, decido che me ne frego del prosciutto spagnolo, del coltello svizzero, della birra bavarese e mi butto sui paesi bassi.
A questo punto, mi sveglio. Ma per davvero. 
E mi ritrovo a letto, da solo. 
A Lodi.
Fanculo.

Dreamed by: Parco Cane