Sono in una piazza abbandonata. Siamo nella periferia di una grande città; intorno a noi, i cancelli chiusi di tante villette familiari.
Tutto è grigio. Il pavimento di porfido, i cancelli, il cielo. La campagna che intravvedo oltre i muri, un campanile sospeso in lontananza. Il vento gelido del Nord mi attraversa le ossa e i capelli.
In mezzo a questa piazza, un gruppetto di giovani rocknrollas sta accordando gli strumenti. Io ho una canottiera a fiori, un paio jeans bucati, infradito e un cane nero al guinzaglio: cosa ci faccio qui, conciata in questo modo?
Evidentemente conosco i ragazzi, perché mi invitano a sedermi su una panca fatta di vecchi scatoloni e travi di legno. L'hanno fatta apposta per me, pare.
Poi si mettono a suonare, e sono fantastici. Loro sono i Mando Diao, tutti insieme siamo nel bel mezzo del niente e stanno suonando solo per me. Eppure non sanno di essere i Mando Diao, perché sono insicuri. Mi chiedono pareri, vogliono sapere se li trovo bravi. Cristo, penso dentro di me, è un sogno che si avvera e neanche se ne rendono conto. Io sono entusiasta, esterrefatta, e loro sono sempre più bravi ad ogni canzone.
Poi smettono di suonare e cominciano a riporre gli strumenti. Parlano a bassa voce tra di loro. So che stanno parlando di me, ma non so di cosa.
Poi lo capisco: Bjorn si avvicina a me e mi chiede di fare due passi. Io e il mio cane randagio ma non troppo lo seguiamo. E appena svoltati l'angolo, in un vicolo grigio quanto il cielo, mi dice che mi ha sempre amato. Che è perdutamente innamorato di me. Che mi ha invitato lì per questo motivo. Che vorrebbe baciarmi, ma non sa come fare.
Dentro di me è esplosa una bomba atomica, fuori di me tutto tace. Mi appoggio pigramente al muro di una casa, sento il ruvido dei mattoni sulla schiena nuda. Faccio finta che non mi interessi niente solo per farmi baciare meglio.
E' un bacio lunghissimo, come quelli che capitano solo in sogno. Le sue mani sulla mia faccia, il suo giubbotto di pelle morbida che si appoggia delicatamente su di me, i suoi capelli incontrollati nel vento freddo del nord. Gli occhi chiusi e il cuore aperto.
E dopo questo bacio lunghissimo me ne vado, sola col mio cane al guinzaglio. Un'esplosione di farfalle nello stomaco e lo sciabattare delle mie Havajanas. Torno nel basement dove vivo, mi rintano nelle mie fondamenta come una Cenerentola dei poveri, a guardare un timido raggio di sole dalle sbarre di una finestra troppo piccola.
Bjorn. Proprio tu. Non saprai mai quanto ti ho aspettato.
Dreamed by: Co.
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martedì 19 aprile 2011
La Cenerentola dei poveri.
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Monsters&Co
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10:26
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