martedì 31 maggio 2011

La caprese metafisica

Un giro in bicicletta in una Milano metafisica, che sembra un quadro di De Chirico: strade dritte e vuote, forme geometriche contro un cielo irreale, ombre nette che tagliano il terreno rosso. Sono con Co. e c'è un silenzio inquietante. Poi ci ritroviamo a casa di qualcuno, io e lei, i miei e i suoi genitori. Strana adunata. E la cosa ancora più strana è che siamo lì da ore perché le nostre famiglie si stanno facendo leggere il futuro da un tizio non meglio identificato. A quanto pare, la cosa è lunga e delicata perché non si può parlare, no si può sbuffare e ovviamente, non si può andare via. Quando sento che potrei morire di inedia incollata a quella sedia, finalmente succede qualcosa. Qualcuno dice che è ora di andare a cena e una porta si apre alla nostra sinistra. Ci ritroviamo su un molo e dal molo su un catamarano. Nello spazio vuoto tra uno scafo e l'altro, al posto della rete di protezione, c'è una tovaglia apparecchiata, con bicchieri di cristallo e piatti di porcellana e vino e tovaglioli di lino. Potremo cenare sotto le stelle sospesi tra acqua e vento, mentre il catamarano scivola silenzioso verso il largo. 
All'improvviso ci ritroviamo su una spiaggia. È giorno e ci sono altre persone. Guardo l'acqua e mi accorgo che non si tratta di un posto normale. Perchè in quest'acqua la gente pesca mozzarelle di bufala. Le vedo fluttuare qua e là come piccole meduse di latte. Basta allungare una mano e raccoglierne una. Se trovassi dei pomodori tra le dune, e un gabbiano mi passasse una foglia di basilico, si potrebbe fare una caprese.  


Dreamed by: Monsters.

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