martedì 4 ottobre 2011

La povera contadinella.

Sono una contadina.
Sono una povera contadina col suo carretto di cipolle e patate, in un villaggio medievale che sopravvive a stento.
Sono una povera contadina vestita di stracci e scarpe slacciate in una piazza piena di gente che ha fame.
Ma io non posso aiutarli, io no.

Oggi è un giorno speciale per me.
Oggi ho l'occasione di fare cambiare tutto.
Di non avere più fame.
Di non avere più freddo.
Di non avere più sonno.
Di non avere più paura.

Oggi il re verrà a fare visita al mio carretto.
E se gli piacerà quello che vedrà, mi prenderà a lavorare per lui. E non vedrà più l'orrore e la polvere della strada.
E il mio carretto lo sa, ed è diventato grande e magnifico. Le sue ossa di legno che ne sorreggono la struttura potente, così potente che ci si può mangiare sopra.

Ed è questo quello che farò, farò mangiare il re sul mio carretto, su divani fatti di stracci e cuscini fatti di piume. E cucinerò per lui cipolle alla brace e squisiti dolcetti di nocciole raccolte dagli alberi.
Ma qualcosa non va in questa magia, perché gli stracci restano stracci, e le cipolle restano cipolle. Il mio salotto fatato non prende vita, e tutto ha l'aspetto di un edificio distrutto dai colpi di un'invasione barbarica.
Il re sta arrivando.

E come accade ogni volta che si potrebbe salvare la situazione all'ultimo minuto,
con un piccolo miracolo degno dei migliori sogni,
con un deus ex machina che risolve tutto e lascia aperta la strada al lieto fine,
mentre vedo la mia occasione che mi corre incontro a falcate ampie, accompagnato da una schiera di vallassi e valvassori, con cappelli piumati e mantelli di broccato,
ecco che io,
proprio adesso,
proprio ora che non tutto è perduto,
proprio al sorgere del momento più importante di questa vita da povera,
ecco,
io
devo correre in bagno col mal di pancia.

Dreamed by: Co.

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