martedì 15 marzo 2011

La sindrome cinese.



Sono in barca. Finalmente, le sensazioni che riconosco. Salsedine, stelle, casa. Però c’è qualcosa che non va. La barca è in una distesa d’acqua immobile, piatta e opaca come un foglio di carta nuova, Il cielo è grigio e c’è una nebbia greve, appoggiata su qualsiasi cosa. È un paesaggio strano, è la Cina, e lo so con certezza anche se non ho punti di riferimento che lo confermino.E poi eccola che arriva, una feluca scivola silenziosa sull’acqua e si accosta alla barca. Un cinese magro, pallido e veloce come una gazzella si insinua nel pozzetto e scende sotto coperta. Ha un enorme cappello a cono che gli copre il volto. Siamo tutti di sotto e lo vedo mentre si avvicina ai miei amici e comincia a fissarli negli occhi, uno ad uno, senza dire una parola, senza un rumore. E uno ad uno, senza una parola e senza un rumore cominciano a ritirarsi nelle loro cuccette con gesti soporiferi e lì, si addormentano. Questo esserino senza volto sta plagiando tutti e non voglio pensare a quale potrebbe essere il suo piano. Ma non ho tempo per queste cose. Devo restare concentrata, non devo dormire, sono l’unica rimasta sveglia e lui sta puntando su di me i suoi occhietti neri, stretti, come crepe in un muro.
Mi rendo conto che sto indietreggiando lentamente verso la cabina di prua e una volta lì, mi stendo e non posso farci assolutamente niente. Il cinese allunga un braccio odioso dentro la cabina e lo vedo prendere la mia borsa, dove ci sono tutti gli oggetti a  cui tengo di più. Mi hanno ipnotizzata e derubata, al centro di quello che dovrebbe essere il mio mondo, il mio altrove migliore. Però alla fine è così faticoso stare qui a preoccuparsi e rimpiangere, la mia mente ha sonno, le mie braccia hanno sonno.Cosa importa poi di ciò che accade là fuori,se posso chiudere gli occhi e riposare.


Dreamed by: Monsters

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