lunedì 17 dicembre 2012

La corsa in passerella.


Se tu me l'avessi detto, che questa strada era storta e non dritta.
Se tu me l'avessi detto, che si sarebbe alzata da terra come un serpente che si sveglia, aprendo le sue spire in mille e mille pieghe e curve sinuose, imprevedibili e senza un ordine vero.

Se tu me l'avessi detto, mi sarei messa gli anfibi e non le zeppe di Vivienne Westwood.

E invece sono qui, a questo capo della strada, e ti guardo che mi guardi dall'altro e con quegli occhi neri come l'universo mi chiedi di raggiungerti. Di corsa.
E io corro e corro e corro e corro e non ti immagini neanche quanto corro.

Corro così tanto che se mi facessero una foto adesso finirei su The Sartorialist, con la pochette in pitone fucsia e la minishirt paillettata e i capelli perfetti controvento grazie a un badile di cera. Corro così tanto che per me dovrebbero inventare una nuova categoria di servizio di moda, tipo, non so, "Paura e sudore a Las Vegas" o "Sweaty is the New Black".

Io corro e corro sui miei tacchi alti ma non vado da nessuna parte.

Io corro e corro ma queste spire si allungano sempre più, e sul dorso di questo serpente di cemento si snodano persone che mi bloccano, vogliono toccarmi, vogliono fotografarmi, vogliono fermarmi, e io mi dimeno in questo groviglio di rami pungenti dalle sembianze umane strappandomi i vestiti ma senza raggiungerti mai.

Io corro e corro e i tuoi occhi sono sempre più grandi, sono grandi come il cielo e bui come la notte, e io lo so che tu mi guardi e mi aspetti e l'unica cosa che posso dirti è:

Ancora 5 minuti, non sono pronta. Mi si sono smagliate le calze.

Dreamed by: Co.

mercoledì 12 dicembre 2012

Gente di montagna.


Ecco, noi siamo qui. E dobbiamo arrivare qui, mi dice.

Dove l'hai recuperata questa mappa. È surreale, gli dico.

Non ci vorrà poi tanto, l'ho fatto da solo lo scorso weekend, praticamente una sgambata.  

Vedo. Basta seguire il nord. Visto che questa mappa segna il nord su tutti i punti cardinali.

Non farci caso. Sarà facile.

Se lo dici tu. Ma devo fermarmi a prendere le sigarette.

Guarda che questa è una cosa seria. Non sarà facile, è bene che tu lo sappia. 

Ma avevi detto...

Dobbiamo risalire un canyon, camminare in mezzo al bosco e fare un'arrampicata su una parete verticale. 

Ma io ho i tacchi. 

Ci vorrà tutto il giorno. 

E i jeans stretti.

Ci vorrà volontà e impegno.

Il primo alpinista che incontriamo mi denuncia alla buon costume. 

Tutti dovrebbero fare questa cosa una volta nella vita. Devi farlo anche tu.

Ma quindi, niente sigarette?

No.

E va bene, andiamo.

Andiamo.

E ora dove siamo?

Nello studio di mio padre, devo cercare una cosa. 

Tuo padre ha uno studio su un sentiero di montagna? Comodo. 

È un posto segreto, non devi dirlo a nessuno.

Oh.
...

Senti, ti vedo piuttosto indaffarato, ma posso chiederti una cosa?

Sì.

Perché sto sul divano dello studio di tuo padre, sperso su un sentiero di montagna, con i pantaloni calati e un pastore tedesco che mi annusa i piedi?

È il tuo sogno, non il mio.


Dreamed by: Monsters

giovedì 29 novembre 2012

Così mi pace, di Pig Jim.

So di essere in una città che non ha stato e nemmeno un nome, bagnata da un mare inferocito e ghiacciato. 
Attorno a me mille persone, persone felici che si muovono veloci e parlano una lingua mai esistita, che capisco perfettamente.
Io sono ovunque, passo da una parte all'altra in un secondo, esploro ogni angolo, sono solo ma non mi sento solo.
In un attimo il tempo rallenta, davanti a me c'è un uomo grosso, di colore, che indossa un grande piumino nero e mi guarda serio, ma non severo. Mi guarda negli occhi e mi porge un mestolo con un liquido azzurro pieno di puntini brillanti, non so cosa sia ma so che è la cosa più buona che possa mai esistere. Bevo senza esitazioni, non percepisco alcun sapore, solo purezza, soltanto l'essenza della bontà, dentro di me. La mia mente è fresca come se qualcuno ci soffiasse delicatamente dentro, rendendola leggera, il mio corpo e' pieno di energia , si muove come se fosse aiutato da una forza amica, tutto mi sembra bellissimo, tutti sono bellissimi, sento il rumore del mare vicino a me che copre ogni rumore.

E ballo. 
Non c'è musica ma tutti sembrano ballare la stessa melodia, tutto è dentro di noi, trasformato in sensazioni. Ci sono vecchie che ballano travolte dalla gioia , bambini che si muovono goffi con un sorriso fisso e furbo. Uomini che si abbracciano e donne bellissime che mi guardano e mi sorridono versandomi in bocca del vino freddo da piccoli bicchieri d'argento.
Fino a quando non guardo più niente. 
Tra tutte le persone, una. 
Tra tutto il piacere, uno. 
Tra tutti gli sguardi solo uno, l'unico che non mi guarda mai.
"Com'è possibile che ho cercato tanto la bellezza, quando la bellezza è
 così semplice ed è qui davanti." penso. 
L'amore era dentro quel mestolo, è come un iniezione. L'amore e' semplice. 
Rimango un tempo indeterminato ma lungo a seguire ogni suo movimento e mi sembra di fare scorta di qualcosa di cui sono in riserva da una vita. 
E penso:"qui sono tutti come me, sono venuti tutti a riempirsi di succo!" e quando lo penso un signore ciccione avvicina la sua faccia grossa alla mia e mi sorride annuendo vistosamente.
"Ho capito, ma io voglio lei!" mi avvicino e le tocco la faccia, la annuso, ci abbracciamo, lei mi guarda negli occhi sorridendo e mi mette una mano davanti alla  bocca, come per tenerla a bada, per metterla in pausa. Io ho solo bisogno del suo odore e della sua pelle, mi basta.
Rimango avvolto da una felicità immensa, forse fino al suo apice, tutto mi avvolge: i suoni, i colori, gli odori.
Lentamente, è tutto scuro. Ora c'è solo silenzio. 
Sono solo in un letto immenso e bianco. 
Mi siedo su me stesso.
Voglio disperatamente un hamburger.

mercoledì 10 ottobre 2012

Non è un paese per vecchie.


Il fatto che io indossi una specie di pigiama e delle improbabili pantofoline pelose, mentre vado a lavorare in macchina, comincia subito con l’infastidirmi.
Però non mi scompongo. L’aplomb è tutto. E voi non sapete con chi avete a che fare, care babbucce in pelouche.
E tu,  specie di pigiama, ci vuole molto più di una trama ad elefanti azzurri per impedirmi di camminare a testa alta tra la gente. Vedrai.
Ma mentre mi appresto a scendere dalla macchina, in macchina, entra lei.
Una signora anziana, molto anziana. Che apre lo sportello e con movenze soporifere si sistema sul sedile posteriore.  Io la guardo dallo specchietto retrovisore. Lei mi restituisce uno sguardo alla Clint Eastwood, ai tempi di Sergio Leone. Ho una fugace visione di un Clint in abiti da vecchia, con tanto di calza contenitiva e borsetta vintage. La cosa non fa una piega se accostiamo questa immagine a me che guido in pigiama elefantiaco.
Potrei andare avanti a fare accostamenti inquietanti ancora a lungo, se non fosse che la vecchia mi tira fuori un’arma dalla borsetta e me la punta alla testa.
Io l’avevo detto, una citazione di Sergio Leone si porta sempre dietro la sparatoria.

- Metti in moto e accompagnami al mio paese.- mi dice, mentre un accenno di Parkinson fa tremare vistosamente la bocca della pistola a pochi millimetri dalla mia tempia.

- Signora, non può prendere un taxi?- 

È la mia dignità a parlare. Anche se il suo dito instabile su quel grilletto mi spaventa, stiamo pur sempre parlando di un'ultraottantenne che sta cercando di sequestrarmi. Che diamine.

- Signorina, lo sa quanto prendo di pensione? Secondo lei posso permettermi un taxi? In questo Paese […] dove gli anziani vengono lasciati a loro stessi! E poi le sembra il modo di rivolgersi […] ? Io ho visto due guerre, sa […]? -
  
Non ha tutti i torti. Mi viene voglia di proporle un affare. Abbiamo l’arma. Abbiamo la follia. Potremmo andare a svaligiare una banca, così, su due piedi pantofolati.

- Metta in moto e si sbrighi. Ci vogliono 200 km per arrivare al mio paese. E alle 2 comincia Uomini e Donne. -

Eh no. Questo no. Essere minacciata di morte per tenere alto l’audience di Maria de Filippi è troppo.

- Che ne dice se la lascio alla fermata dell’autobus?-

- Va bene.-

Finisce così. Con un “va bene”. Mi sembra chiaro che se questa sceneggiatura arrivasse sulla scrivania di Tarantino, verrebbe buttata nel gabinetto, nonostante le citazioni a lui care. Alla fermata dell’autobus, guardo la vecchietta uscire e allontanarsi con passo malfermo, ma fiero.
In qualche modo, sento un moto di simpatia. Tra cercare di tenere alto l’orgoglio in un nugolo di elefanti azzurri e conservare la propria dignità quando neanche un’arma ti impedisce di essere abbandonata a te stessa, il passo è breve.

In fondo, per un pugno di chilometri, quel passaggio avrei anche potuto darglielo.

Dreamed by: Monsters

mercoledì 11 luglio 2012

L'immenso boh, di Parco Cane.


L'ambiente è spoglio, bianchiccio, grigio topo albino, quasi da muratori che non hanno finito di lavorare. A voler fare i colti a tutti i costi e nei sogni queste cose si fanno eccome, ricorda l'ambiente di un'installazione di Fischli - Weiss.
Uno schermo illuminato dietro la mia spalla destra, una platea di sedie e persone dietro la mia spalla sinistra.
Io in mezzo, di profilo. Non guardo lo schermo e neppure la platea, osservo con una certa noncuranza il muro davanti a me.
Comprendo perfettamente che stia andando in scena uno spettacolo che quelli in platea guardano in silenzio. Ma non so di quale spettacolo si tratti e di che cosa tratti.
Tra l'altro, non c'è audio, il silenzio si muove nel cono di luce che il proiettore dietro la platea irradia verso me e verso lo schermo, che di luce ne ha troppa. Più che bianca pare morta e risorta, quella luce.
Io sono lì in mezzo, in pieno spettrogramma proiettato verso lo schermo. Resto fermo cercando di non disturbare perchè sono in mezzo agli occhi degli altri.
Ma non ce la faccio e provo a spostare, di poco, la sedia verso l'altro muro, quello che sta di fronte alla mia schiena, quello che regge il confronto con la mia colonna vertebrale.
Nel farlo, nel muovermi, sorrido con imbarazzo verso la platea. Che non fa una piega, anche perché non percepisco alcuna presenza umana.
A rivoler rifare i colti a tutti i costi e nei sogni queste cose si rifanno eccome, ricorda la performance di Marina Abramovic, il Method.
Comunque, mi sposto di qualche centimetro, ma la luce morta e risorta è sempre lì.
In effetti, tutto è lì e nient'altro esiste.
Improvvisamente realizzo dove mi trovo: non so dove.
E non mi piace affatto.
Ecco perché mi sveglio.


Dreamed by; Parco Cane






mercoledì 6 giugno 2012

La torta galleggiante.

Gira che ti rigira mi ritrovo sempre qui, in questa villa con l'ingresso troppo alto e le stanze da letto troppo basse. Pare che stavolta ho perso la famiglia e sono stata adottata da degli zii mai visti. In verità non li vedo neanche adesso, ed è probabile che non li veda nessuno da un po', perchè questa villa è veramente fatiscente. Il giardino è la cosa che mi fa più impressione: rami secchi ovunque, piante moribonde, foglie sparse dappertutto.
La villa è recintata su tutti i lati: i giovani del villaggio sono piuttosto irrequieti e bisogna proteggersi.
Decido comunque di andare a fare un giro in paese per andare a fare la spesa al mercato.
Mi guardano tutti male: sono vestita troppo bene per loro. Troppo ordinata, troppo bon ton. Gruppetti di punk mi squadrano da capo a piedi come se fossi una criminale. Tutte le borchie sono puntate su di me mentre faccio i miei acquisti e torno di buona lena verso il cancello di casa, dove una guardia del corpo grande e grossa protegge l'ingresso. Dalla rete che mi separa dall'esterno sbircio quei ragazzi, e uno ricambia il mio sguardo con interesse: è uno dei punk di prima.
Mi sembra di riconoscerlo. Ah si, è Joe Strummer. Pensa te. Con un complicato sistema di segnali non verbali gli faccio capire che lo aspetterò in giardino quella sera, appena cala il buio.
Devo preparare qualcosa di speciale per il mio appuntamento punk: credo che la mia famosa torta galleggiante potrebbe andare bene.
La ricetta è semplice: basta fare una gigantesca torta al cioccolato, farcirla di cioccolato, ricoprirla con una delicata glassa al cioccolato e guarnire con abbondante cioccolato. Ciliegina sulla torta, qualche spruzzata di cioccolato qua e là. Anche in cucina. O meglio in giardino, che io cucino qui per terra, mica in quella cucina zozza e trasandata. Lasciar riposare qualche secondo e poi tagliare la torta in porzioni da, diciamo, 5 centimetri a lato, perchè la torta tonda che avete fatto si è trasformata n una teglia di brownies quadrati e molli.
Prendete i quadrati molli e appoggiateli delicatamente sulla superficie dell'acqua della piscina. Lasciateli galleggiare allegramente dopo aver messo su ognuno di loro una candelina accesa: l'atmosfera è fatta.
Appena in tempo, perché Joe sta per arrivare: sento che qualcuno sta scavalcando la rete metallica. Dev'essere lui.
Come minimo dovrei offrigli un pezzo di torta. Ma sono tutti al centro della piscina adesso, e non riesco a recuperarli. Dovrò usare questo retino sporco di alghe.
Le alghe non stanno bene con la torta al cioccolato, pensa una metà del mio cervello.
Chissenefrega, pensa la metà punk del mio cervello.

Dreamed by: Co.


venerdì 1 giugno 2012

Pesticidi, di Parco Cane.





Oh.
Ho sentito bussare alla porta e ho aperto.
Ho visto nessuno e ho richiuso la porta.
Ho risentito bussare e mi sono risentito anch'io nel riaprire la porta e non vedere nessuno per la seconda volta.
Ho richiuso.
Ho risentito (bussare).
Ho risentito pure me medesimo (più di prima).
Ho riaperto.
Ho richiuso (nessuno fuori, ovvio).
Ho risentito (bussare).
Ho risentito (me bestemmiare).
Ho rinunciato ad aprire.
Ho risentito (ribussare, ovvio pure questo).
Ho rialzato il deretano dal divano.
Ho anzi no riaperto.
Ho risentito (le parolacce sgorgare felici e piene dalla mia gola spalancata davanti alla porta chiusa).
Ho capito che devo fissare la persiana che di notte sbatte e mi fa fare sogni ripetitivi.


Dreamed by: Parco Cane.