venerdì 11 febbraio 2011

Il Matrimonio.

Tutto è pronto. Nella stanza della torre più alta del castello troneggia il mio vestito bianco.
Scendo le scale per controllare i preparativi della grande feste che seguirà la funzione nella cappella: nei sotterranei, il grande salone dalle colonne di pietra è addobbato per un ricco banchetto. I paggetti corrono qua e là portando grandi vassoi e candelieri pesanti, mentre al piano di sopra gli invitati cominciano ad arrivare. Cappotti, poltrone e tappeti sgargianti si mescolano in un'unica visione psichedelica.
Forse sono solo nervosa, e corro a rinfrescarmi il viso in bagno. Strano, questo bagno; più che il bagno di una torre medievale sembra la palestra di un liceo. I sanitari in acciaio invecchiato, il buio, l'odore rancido e i neon intermittenti riempiono questa stanza spoglia. Come me: appena mi guardo allo specchio, rabbrividisco.
Oh mio Dio, ma cosa sto per fare?
Torno nella mia stanza. Mia madre mi aspetta, in un fruscìo di tulle e veli d'organza. Mamma, mi dispiace. Non posso. Ma lei lo sa già. E mentre lei scende dalle scale intromettendosi tra me e i miei ospiti, e rallentando l'arrivo dei miei futuri non suoceri, colgo l'attimo e scappo.
Sarà lei a spiegare tutto al mio futuro non marito. Nei suoi occhi c'era la consapevolezza di chi ha già capito.
Nei miei, il riflesso di una lunga strada tra boschi e prati di montagna, mentre mi fermo al distributore a fare il pieno alla mia decappottabile, coperta da un enorme paio di occhiali da sole e un foulard di seta attorno al collo, come una diva hollywoodiana.
Libertà. Per un attimo ho creduto di averti perso.

Dreamed by Co.

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